FASE #3

FEBBRAIO 2017

Primo giorno

Fatta confidenza con le nostre due mappe e "forti" di una prima analisi dei desideri infranti o esauditi dal quartiere, ci accingiamo a raggiungere e a osservare con occhi nuovi i due luoghi che questa stessa analisi ha contribuito a far emergere come i nodi allo stesso tempo critici e potenziali di Spinaceto: il fragile Parco Campagna e l'incompiuto Centro Culturale Lineare. A partire da qui iniziamo a ragionare sul visibile e l'invisibile. Emerge pian piano la connessione tra il sogno degli architetti e degli urbanisti - l'importanza che il sogno e il desiderio assumono in qualsiasi atto fondativo, compreso quello di un quartiere della periferia urbana - e la possibilità che l'utopia possa tornare ad alimentare la capacità di rinascita di un luogo, sia sul piano dell'immaginario che di piccoli quanto concreti processi partecipati volti alla rigenerazione e alla risemantizzazione dell'esistente.


Secondo giorno

Esercizi di potere e presa dello spazio, a partire dal lavoro di Boal.
Augusto Boal (1931-2009) è stato un regista teatrale brasiliano e fondatore del Teatro dell’Oppresso, una forma teatrale originariamente usata dai movimenti di educazione popolare radicale. È un teatro che tocca, investe, interroga e rende attivo il pubblico, mettendo le persone coinvolte nelle condizioni di esplorare, mettere in scena, analizzare e trasformare la realtà che loro stessi vivono. Si basa sul principio che tutte le relazioni umane dovrebbero essere di natura dialogica, individuando in essa la chiave e forse la soluzione dei conflitti, di qualsiasi entità, profondità e natura essi siano.

Terzo giorno

Si è parlato di utopie, le si è viste prendere forma di città (e finanche fallire), s'è fatta esperienza degli spazi e dei corpi, delle loro relazioni e dei rapporti di potere attraverso gli esercizi Boal, e ora se ne scrive. Divisi in gruppi, a partire da questo luogo e dal presente, si immagina una società futura.

Chiudiamo questi tre giorni presso l'Aula studio Spinacity e il CSOA Auro e Marco. Tra i pochi centri di aggregazione giovanile nel quartiere, questo luogo fu fondato ormai 25 anni fa e riuscì, insieme a poche altre iniziative civiche, a strappare all'abbandono e all'incuria proprio la struttura incompiuta del Centro Culturale. Insieme ad alcune associazioni (tra cui spiccarono Luna e le Altre e il teatro di Spinaceto Cultura) Auro e Marco fu il tentativo di dare a questo luogo e ai tanti giovani che tornarono a frequentarlo - addirittura da quartieri lontani e da altre città - una prospettiva e una decisa alternativa alla tossicodipenza, che nel corso degli anni Ottanta aveva avuto il tempo di decimare un'intera generazione. Questa rinascita partì proprio da un ennesimo sogno (questa volta collettivo) sui "nostri" due luoghi chiave, che di quella mattanza furono il tetro e doloroso scenario.
Qui Chiara e Stefano, aiutati da Davide stesso (cresciuto in questo quartiere sin dai primi anni Ottanta e partecipe dagli anni Novanta di quel fermento sociale e culturale) ci raccontano un po' questa storia e quel che stanno cercando di fare per riattivarla e rendere ancora una volta abitabili i loro desideri.

Questo incontro si conclude con un'assemblea in cui presentiamo al collettivo del centro sociale il nostro percorso, ottenendo un'entusiastica accoglienza e la piena disponibilità a svolgere nel loro spazio e con il loro supporto la settimana di sintesi e produzione che a Marzo ci porterà a concludere questo nostro breve ma intenso viaggio.


Al termine di questa intensa tre giorni distilliamo gli spunti narrativi emersi nel corso dei nostri incontri e rilanciamo con il mandato che porterà alle sceneggiature, sostanza immaginaria degli interventi che andremo a realizzare nel corso di quella full immersion che non a caso abbiamo chiamato "residenza". A questi stimoli aggiungiamo una sintetica rassegna sulla letteratura e sul pensiero utopici e una piccola filmografia sul cinema dispotico guidano la fase di scrittura.
Siamo pronti per la sintesi poetica. 


2047. Ritorno a Spinaceto.

Ogni gruppo immagina che uno degli aspetti della società contemporanea è arrivato a un paradosso insopportabile, insostenibile. I problemi ambientali, la guerra, l'invecchiamento delle società occidentali, le migrazioni di massa, la sicurezza alimentare, il reperimento delle risorse vitali, la parità di genere, l'iniquità nella distribuzione delle ricchezze, l'individualismo e la proprietà privata, l'impossibilità di accedere al mondo del lavoro e lo sfruttamento, la gestione, sicurezza e i meccanismi di organizzazione della società nonché quelli di rappresentanza e decisione democratica. Ogni gruppo può scegliere almeno uno di questi temi e svilupparlo, immaginando che tra trent'anni si arrivi, costretti dal precipitare degli eventi, a maturare la consapevolezza del cambiamento inevitabile. Questo presente non si può più cambiare.

Per reagire si decide di fare un salto indietro nel passato, eccoci nel nostro presente:

2017. Fondazione della Repubblica Autonoma Popolare (RAP) di Spinaceto.

I giovani cittadini provenienti dal 2047 fonda insieme alle persone del presente la RAP di Spinaceto, un'utopia nel presente che si opera per un cambiamento radicale del presente.

A partire dalla distopia individuata nel futuro, come si può agire nel presente per cambiare?

Cosa vi chiediamo: ogni gruppo di lavoro dovrà fornire entro lunedì 13 un elaborato scritto in cui si sviluppa una breve narrazione contemplando, in modo più sviluppato possibile, la città distopica del 2047, scegliendo uno o più tematiche tra quelle elencate da approfondire e poi definendo:

- le azioni

- i comportamenti

- i principi che prevengano nel presente 2017 l'attuarsi di quel destino apparentemente senza soluzione.

Potete utilizzare liberamente come materiale di ispirazione i diversi materiali che vi abbiamo mandato come link.

Le vostre narrazioni saranno la base con cui costruire i diversi tableaux vivents fotografici che realizzeremo nel corso della settimana di residenza.

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